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giovedì 10 luglio 2014

Contrastare la corruzione con le "soffiate"

Questa mattina "sfogliando", come al solito, un quotidiano web, a cui sono abbonato, mi è capitato di leggere un interessante articolo, che a mio avviso, si inserisce bene nella logica di questo blog. 
Mi spiego meglio, sarà capitato anche a voi di lamentarvi di alcuni disservizi con dipendenti e/o dirigenti dell'amministrazione comunale, ed a fronte di queste lamentele, l'interlocutore interpellato, annuendo con il capo ed abbassando la voce, si è giustificato con frasi del tipo " tu non sai cosa succede là dentro" oppure " se potessi parlare ne salterebbero fuori delle belle" o ancora " Tu noi sai le offese e le bestemmie con cui siamo apostrofate, tempo per la mia persona"
Insomma la figura del pubblico dipendente "non allineato" ha bisogno di una tutela.

Buona lettura.

Contrastare la corruzione con le "soffiate"
di  Giovanni Alibrandi *

Nonostante la normativa in essere nel pubblico e privato la corruzione non desiste, al contrario è divenuta capillare.
E' ormai acclarato che nel nostro Paese la corruzione è un fenomeno endemico. Non c'è settore, pubblico o privato, che non sia affetto dalle metastasi di questo male. 

Un male che aggredisce economicamente e socialmente sia la collettività sia i singoli, in modo diretto e indiretto. Basta riflettere sui costi delle opere pubbliche, che lievitano non tanto per motivi legati all'andamento dell'economia, ma perché si devono pagare "mazzette", tangenti o altre prebende, e non si deve essere dei premi nobel per capire che le conseguenze di tale andazzo le pagano la collettività e i singoli con gli aumenti di tasse e balzelli vari.

Le leggi anticorruzione non sono sufficienti (si rammenta al riguardo la L. 190/2012); le pratiche corruttive sono questioni di cultura, di coscienza del singolo e sociale, di consapevolezza che la cosa pubblica non è "cosa nostra", e corruttori e corrotti non sono dei furbi, ma meritano tutto il biasimo che è possibile loro rivolgere.
A consolazione, il fenomeno è presente anche in altri Paesi c.d. industrializzati, tant'è che il Gruppo di lavoro G20 ha ritenuto opportuno fornire alcuni suggerimenti anticorruzione, in particolare per quanto riguarda l'introduzione di norme a tutela degli "informatori" (i whistleblowers), ossia i soggetti che in totale autonomia e volontarietà possono dare concrete informazioni relativamente a situazioni o casi di corruzione di loro conoscenza, ai quali vanno riconosciute adeguate tutele contro possibili ritorsioni ed eventualmente anche dei premi in denaro, come avviene già negli Stati Uniti con il Dodd-Frank Act che nel riformare la finanza privata statunitense ha altresì previsto specifici interventi finalizzati a contrastare la corruzione in ambito pubblico.
I suggerimenti del Gruppo di lavoro del G20 sono condensati in cinque punti:
• la normativa sui whistleblowers deve proteggere i dipendenti pubblici e privati;
• una specifica normativa è preferibile a una frammentazione di leggi oppure alle modifiche di tante leggi;
• per evitare ritorsioni è necessario invertire l'onere della prova, è il datore di lavoro che deve provare di non avere fatto pressioni o attuato discriminazioni sull'informatore e non viceversa;
• si devono garantire una serie di canali affidabili e sicuri mediante i quali gli informatori possono fornire informazioni senza rischi per la propria sicurezza, e uguali garanzie devono essere assicurate qualora gli stessi vogliano mantenere l'anonimato;

• si dovrebbe creare un'agenzia indipendente, dotata di adeguate risorse, che possa investigare sulle denunce di ritorsioni o su indagini volte a individuare gli informatori.
L'organizzazione internazionale non governativa Transparency International, che dal 1993 (anno di fondazione) combatte la corruzione promuovendo buone prassi in vari ambiti della società civile e in diversi Paesi del mondo, collaborando tra l'altro anche con taluni governi, nel 2013 ha pubblicato i "Principi internazionali per la legislazione sugli informatori", un documento che in trenta punti illustra le best practices in tema di leggi per la protezione degli informatori e supporto all'informativa nel pubblico interesse.
Oltre che nella L. 190/2012, rivolta al solo settore pubblico, in quello privato la figura del whistleblower è rintracciabile nell'art. 6, c. 1, lett. d) del D.Lgs. 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, che prevede obblighi informativi anticorruzione nei confronti dell'organismo di vigilanza.
Giovanni Alibrandi 
Consulente di direzione e docente presso Università degli Studi di Brescia

1 commento:

  1. Non è dissimile dalla logica del "pentitismo", che però ha provocato anche il caso Tortora (Enzo) e altri meno famosi. Ammesso che la corruzione sia un problema (alcuni, tabelle alla mano, sostengono il contrario), perché non prenderla dal verso dell'etica ( che mi sembra più attinente) ?

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