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giovedì 4 settembre 2014

Ma quale assistenzialismo ???

Ricevo da alcuni lettori del Blog, con preghiera di pubblicazione, un' accorata lettera al "nuovo" assessore ai servizi sociali Coletti, in risposta al suo articolo apparso sulla nuova Ferrara del 22 agosto e di cui ci siamo occupati con il post http://inconfessabili-motivi.html qualche giorno fa.

Debbo ammettere che l'ottica e la prospettiva della lettera che segue è sufficientemente diversa da quella del mio post e dal mio modo di vedere le cose, ed anzi ritengo che la "legittima" presa di posizione del gruppo di cittadini che sottoscrivono la lettera, sia proprio quello che la giunta bondenese cercasse con la provocatoria affermazione "Basta Assistenzialismo" . 
La tecnica è semplice e collaudata, suscitare clamore ed indignazione, magari facendo leva sui peggiori istinti delle persone, mettendo gli uni contro gli altri, per "nascondere" la semplice verità, "non ci sono più soldi, per nessuno, né per gli stranieri, né per gli italiani". Non ci sono più soldi perché se li sono "sputtanati" tutti in cavolate inutili e senza senso, solo per gratificare se stessi ed i loro amici.


Quindi anche se so che sto facendo un favore al sindaco Fabbri ed all'assessore Coletti, pubblico volentieri ed integralmente la lettera di questi cittadini bondenesi :


 Nell’articolo apparso sulla “Nuova”, venerdì 22 agosto, leggiamo che l’assessore ai servizi sociali, Cristina Coletti, ha deciso, assieme alla  giunta, di sospendere qualsiasi forma di contribuzione economica, (prevista da un regolamento comunale in vigore da più legislature) per porre fine ad un imperante “assistenzialismo”.


Che in tutti questi anni l’Amministrazione, attraverso il suo Servizio Sociale, abbia praticato assistenzialismo senza che nessuno se ne sia accorto ci pare molto strano. Crediamo che la presenza di un Servizio Sociale dotato di un organico professionale e competente abbia lavorato in una ottica “assistenziale” che è cosa ben diversa dall’assistenzialismo. Compito di una assistente sociale è quello di affrontare la situazione di bisogno stimolando ed attivando tutte le risorse della persona e del suo contesto (questo dice il loro codice deontologico a cui debbono fare riferimento) non certo ricorrendo al contributo economico come ad un “bancomat”. L’obiettivo poi è quello di attivare percorsi di emancipazione dal bisogno e di superamento delle difficoltà oggettive; percorsi  che possono essere lunghi e non sempre lineari perché tante sono le variabili che si presentano. In questi percorsi di aiuto, parrà strano all’assessore Coletti, ma anche le 50 euro per pagare una bolletta in scadenza possono fare la differenza.

Il nuovo assessore può certamente aver colto aspetti superati nel vecchio regolamento  e pensare a modifiche e miglioramenti  e questo è lodevole, ma perché non aspettare allora la stesura del nuovo regolamento che nascerebbe da un dibattito democratico in consiglio comunale e quindi sarebbe frutto di confronto e partecipazione ? Perché questa decisione così radicale e, a nostro avviso, poco saggia?  Ma è inutile fare tanti giri di parole, la motivazione di fondo, e ampiamente dichiarata, è che non si vuole dare soldi “agli stranieri” ( quanti sono, per quanto tempo, perché , che progetto di servizio sociale è in atto, poco importa) . La partita viene cosi  chiusa senza più bisogno di perdere tempo in faticose riflessioni etiche ed analisi  sociologiche .” chi non è di nazionalità italiana ed è indigente non deve rimanere nel nostro paese perché non ha i mezzi per sostenere se stesso e la famiglia”(così afferma il sindaco) e se dovesse essere  un bondesano ad essere nella stessa identica situazione ?. E’ evidente che in questo modo  non si fa che alimentare la separazione tra “noi  italiani“ e “ loro,gli stranieri”, una separazione netta,semplice , chiara e di sicura presa sull’emotività delle persone e sul consenso elettorale.  Ma quando “loro” sono sfruttati nel lavoro dei campi (questo territorio non ne è immune) o quando diamo a “loro” le nostre fatiscenti case pretendendo poi un affitto esagerato e non dichiarato, o quando i “loro “ figli ci fanno comodo per tenere aperte le nostre scuole destinate altrimenti a chiudersi per mancanza di bambini,  cosa diciamo?

No gentile assessore, il “noi” ed il “loro” non va bene (sono i fatti della storia che lo dicono): dobbiamo, con pazienza, “educarci alla convivenza multietnica”ed avere leggi e regolamenti lungimiranti per una comunità  più coesa  solidale; magari non si avrà  nell’immediato un gran consenso di popolo ma, con il tempo si avrà un mondo migliore


Nadia Neri, Nadia Saletti, Ormea Lupi, Laura Grechi, Daniela Sitta, Raoul Corazzari, Auro Pirani, Costanza Sita, Giovanna Colognesi, Rita Zecchi, Fabiola Resca, Sergio Micai, Giuliana Coni, Marcello Micai, Franceasco Pirani, Gabriele Brazzioli, Valeria Garosi, Vittore Bozzolani, Laura Gulinati, Rino Bonfatti, Carla Zucchini, Lisa Bonfatti, Viviana Onofri

 Non condivido la tua idea,
ma darei la vita
perché tu la possa esprimere.
(Voltaire)

10 commenti:

  1. Caro Aldo non voglio intromettermi in questa discussione sull'assistenzialismo ma ti vorrei ricordare che forse a Bondeno come altrove molte famiglie hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, anzi sicuramente aumenteranno, ma molte di queste fanno meno fatica a chiedere aiuto che aiutarsi da loro stessi. Mi spiego meglio, dietro alla coop ci sono 100 orti di 75 mq che ci puoi coltivare tanta di quella verdura che ne devi regalare perché diventa troppa senza doverla comprare in negozio. Mi sembra un bel aiuto al bilancio famigliare, basta un po' di volontà, visto anche che per un orto si spendono 15€/anno, e per di più a persone in difficoltà non abbiamo fatto neppure pagare i 15 €. Ti dirò che molti sono ancora vuoti e la maggior parte di quelli assegnati non sono a persone bisognose. In conclusione Aldo molti forse preferiscono essere assistiti più che rimboccarsi le maniche. Alberghini Gino (mi firmo perché abituato a dire ciò che penso e metterci la faccia). Grazie

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    1. Ancora una volta mi trovo d'accordo con te caro Gino, gli orti sarebbero una risorsa preziosa per chi ha una famiglia in difficoltà, ma ci vuole la voglia di faticare. Questo tipo di società o di sistema assistenziale, ha tolto motivazione e stimoli a molta gente.Nella mia famiglia di UMILE origine, usava e usa tutt'ora andare a "spigar" ogni verdura o prodotto che si possa mangiare o riporre per l'inverno.L'orto non è mai mancato e la cantina è provvista di ogni confettura, sugo, conserva rigorosamente fatta in casa.E'fatica ma il borsellino ringrazia il mancato disturbo.si chiama economia domestica, che con 5 figli da crescere si chiama anche "sparamiar".Manca l'educazione al sacrificio a molta gente.Ciao Gino

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    2. Sottoscrivo in pieno ogni virgola dell'intervento di anonimo 17:59 e di conseguenza condivido anche le parole di Gino A..Si è perso molto il senso del risparmio, l'economia domestica che è sempre stata alla base della nostra cultura contadina insieme al rispetto per il valore della famiglia. Tanti si riempiono la bocca con il valorizzare le nostre tradizioni e la nostra storia senza manco sapere "quanto costa il sale". A mio avviso molti dovrebbero provare l'ebrezza di estirpare un ettaro di bietole col "rampin" con 35° all'ombra o macerare un pò di canapa. Farebbe bene a molti, a cominciare dai componenti la nostra giunta (presidente compreso), qualcuno avrebbe un pò di pancetta in meno e forse spenderebbero con un pò più di raziocinio i soldi dei contribuenti.

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    3. Sono passata dal "più o meno d'accordo "al"sottoscrivo in pieno ogni virgola".me ne compiaccio, vuol dire che pur non conoscendoci(forse) ,abbiamo la stessa linea di pensiero, deduco anche dai tuoi post su altri argomenti.Bene.Aggiungo, un invito ai componenti della giunta, ho spigato 50 bidoni di pannocchie nei campi, sempre col permesso del contadino finito di "battere", mi occorre un mano a sgranare.....forza con chi manin da sgnurina!!! Buona giornata

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    4. Cara Anonimo 09:26, dopo qualche sincero apprezzamento, permettimi ora un amichevole appunto, scusandomi con i lettori per l'uscita dal tema in discussione. Il termine CONTADINO ai giorni nostri è diventato alquanto inesatto ed obsoleto. Diversi dizionari descrivono tale sostantivo come persona dedita a dissodare zolle di terreno e in genere di poca cultura... Ora qualcuno che risponde a tali requisiti purtroppo esiste ancora ma in genere i lavori agricoli si sono evoluti di molto, con l'utilizzo di macchinari ultramoderni. Anche chi si dedica all'attività di coltivare la terra è sempre più persona edotta sulle tecniche colturali e sull'uso dei mezzi. Per non parlare delle ultime generazioni che fanno un uso comune di macchinari mossi dall'elettronica e utilizzano comunemente il computer per amministrazione, analisi di prodotti, ordinativi, prezzi dei mercati e usufruiscono di collegamenti satellitari per conoscere la produttività di ogni metro quadro del proprio terreno, oltre ai dati del meteo, naturalmente. Chiamare questi ultimi CONTADINI secondo me è un pò offensivo, certo dipende sempre sia con che spirito e con che consapevolezza si usa l' appellativo. Ora il termine più appropriato ed anche legale per richiamare questa classe di lavoratori è senza dubbio IMPRENDITORE AGRICOLO, ma conoscendo l'estrema modestia degli operatori di questa categoria, penso che l'appellativo giusto sia il semplice: AGRICOLTORE.

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    5. Bene, accetto l'appunto anche se mi pare fuori luogo e come dici tu fuori tema.Certo, i tempi sono cambiati il "mestiere "si è evoluto come tutto del resto, lo chiamano" progresso", ma gli ambienti che frequento e le persone che vi appartengono ti posso assicurare che ne vanno fieri del termine "Contadino" anzi lo difendono, e il diritto gli è dato dai calli che hanno sulle mani.Mi onorano della loro amicizia e generosità. Sono contadina anche io e mi sento tale dalla nascita.Che che tu ne dica

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  2. Contadino,agricoltore,imprenditore agricolo,cesellatore di zolle, sono sinonimi che individuano il lavoratore della terra e la gente dei campi. Rappresenta questa, una categoria di persone, solitamente per bene, sincera, abituata a vivere contando sul proprio lavoro, fisico e/o intellettuale. Abituata a rischiare in proprio, spesso alla mercè di avversità atmosferiche e di individui che sfruttano il suo lavoro. Non avvezzi a frequentare uffici pubblici, assessorati ai servizi sociali, asessori, funzionari o assistenti sociali. Non avvezzi a chiedere al Comune o al Sindaco, o all'amico che lavora in quegli uffici di pagargli le bollette o i conti: se, per sfortuna o altro ci si trova in difficoltà si tira la cinghia. Categoria che anche durante la guerra, non abbandonò la propria terra e il proprio Paese, ma rimase, cercando di migliorarlo.
    Mi pare che i migranti, in difficcoltà a causa della crisi, ma non solo, non appartengano alla categoria dei contadini. Per questo difficilmente li vedremo zappare gli orti di Gino, o sgranare le pannocchie dell'anonima. Sarà più facile trovarli a domandare sussidi in comune o a spacciare droga, o ad introdursi nelle case per rubare o a fare qualcosa d'altro, legale o no, ma non li vedremo lavorare la terra.
    Capisco di aver dato un taglio razzista a questo mio pensiero, ma purtroppo, percepisco un aumento del degrado, un aumento della microcriminalità, una assenza di senso civico che non è solo degli stranieri, ma anche loro. Non concepisco che un individuo venga nel nostro Paese e non VOGLIA rispettare le nostre regole. So benissimo che molti stranieri sono buone/brave persone, ma molti no. E il bello è che non sono leghista e non ero razzista.
    E a proposito del lavoro nero nei campi e delle squole che restano a perte grazie a loro, probabilmente senza questi avremmo qualche scuola in meno e qualche lavoratore pagato in tariffa in più-

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    1. I miei nonni non abbandonarono ne la terra ne la gente del paese,sfamarono quanti poterono,divisero in tante parti quello che i campi e la stalla dava.E quando vennero dalla città i proprietari nati ricchi ma in disgrazia,diedero da mangiare ai loro figli,ma misero in mano ai genitori zappa e forcà perchè si guadagnassero il diritto di sedersi a tavola con loro.Grande persona mio nonno,nella sua semplicità applicava un concetto che andrebbe benone anche ai tempi nostri.La parola integrazione,vuol dire tutto e niente se non si applicano certe regole e se non le si fanno rispettare.Il problema è che chi fa le regole( o dovrebbe)non ne ha un idea di come nel quotidiano sia difficoltoso integrarsi/li.Si parla di diritti,che universalmente hanno tutti,ma poi ci sono fattori che non facilitano l'evoluzione.La cultura,la religione la filosofia di vita stessa che è insita in loro e diversa dalla nostra.Si fa presto a dire integrazione,ma quando sgozzano una pecora nel cortile (quel cortile che è anche tuo!) ci si dimentica di certi diritti.Non occorre essere leghista o razzista per non concepire certe situazioni,ribadisco che il problema è a monte,non a valle,qualcuno dice che il mondo diverrà migliore col tempo e l'integrazione.Ma a quale prezzo?ed è proprio necessaria?Io comincerei a fare come mio nonno;per esempio,diamogli in mano una falce,facciamogli tagliare l'erba dei nostri trascurati argini del Pò .Attualmente lo sfalcio dell'erba avviene 2 volte l'anno,non ci sono fondi per provvedere più spesso alla loro manutenzione,facciamoli lavorare e rendersi utili.Ma gli esempi potrebbero essere numerosi,il concetto lo stesso,risparmieremo noi vivremo tutti nell'ordine e nella pulizia e loro si guadagnerebbero il diritto di stare nella nostra società.Non credo di essere razzista,ne tanto meno leghista,ma contadina si.

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    2. Cara Anonima "contadina", parli come un oracolo, ma parli in una lingua che purtroppo siamo rimasti troppo in pochi a capirla !!!

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    3. Gia, pochi purtroppo, sono riusciti abbastanza a "distrarre"le nuove generazioni e ficcargli in testa pensieri e idee sconclusionati.Un vero peccato.....

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