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martedì 19 novembre 2013

Il cammino di Chiara



Vorrei farVi partecipi della comunicazione che ho ricevuto da Michele Boldrin  di Fare per Fermare il Declino, mi è sembrata di grande interesse ed ho deciso di riproporla a tutti i lettori del Blog, così,  tanto per elevare lo sguardo oltre il "natio borgo selvaggio".
"Arnaldo  «la vita è un cammino che dipende dalle nostre scelte e dalle possibilità che ci vengono offerte.Il cammino può risultare impervio o piacevole, in salita o in discesa, o financo piatto. Dipende sia dalle scelte individuali che da quelle collettive, sociali.La storia che vorremmo raccontarvi cerca di mostrare in maniera semplice alcune delle scelte collettive che rendono il cammino individuale di molti, troppi di noi, assai impervio in Italia, oggi. E di come sarebbe possibile cambiare facendo assieme delle scelte concrete e chiare.Per poter cosi' camminare bene assieme, salendo invece che incespicare, declinando.Anche per questo motivo l’abbiamo chiamata “il Cammino di Chiara”» (Michele Boldrin) "
Capitolo 1: Il dono

Un vagito.
La vita arriva dimenandosi e urlando di gioia. Un grido che contiene in sé tutti i sentimenti del mondo, la fortuna di nascere, una sorte che mai avresti creduto.

Fino a poco prima, nel liquido amniotico, Chiara immaginava di volare. Nessuno le aveva detto che una volta là fuori, paradossalmente avrebbe dovuto cominciare a nuotare. Un vuoto senz’acqua, un affanno controcorrente, con l’invisibile zavorra di un debito di 34.000 euro.

Chiara non se ne preoccupa più di tanto. Non lo ha contratto lei quel debito. Sicuramente qualcuno deve aver commesso un errore. Beh, solitamente, chi sbaglia fa di tutto per rimediare. Questo, in qualche modo, lo capisce anche una bambina come Chiara.

Vedi Chiara, fino ad oggi, chi ci ha governato, non ha voluto trovare alcuna soluzione, non ha voluto rimediare agli errori commessi in passato, portando così gradualmente l’intero paese ad un inesorabile declino.

Una soluzione però c’era e continua ad esserci, la riduzione del debito pubblico è possibile!

Lo sai Chiara che Il patrimonio dello Stato italiano vale oltre 1.800 miliardi di euro?

Una dismissione parziale di questo patrimonio, potrebbe abbassare il debito fin sotto il 100% del Pil.

Occorre vendere parti del patrimonio pubblico non strategiche, non produttive e, anzi, dannose a causa della mala gestione dei dirigenti che i partiti hanno imposto al vertice dei relativi apparati gestionali. Immobili non vincolati e imprese, o quote sociali, che non ha senso detenere.

Occorre comunque procedere per gradi, nell’arco di una legislatura, al ritmo di circa 35 miliardi di euro all’anno, privatizzando asset di tutti i tipi, mobiliari e immobiliari, con criteri trasparenti e non clientelari, come troppo spesso si è fatto in passato.

Conti alla mano, 105 miliardi possono arrivare dal patrimonio immobiliare; 15 miliardi arriverebbero se valorizzassimo meglio le concessioni pubbliche (invece di svenderle a prezzi politici ai soliti noti) e 90 miliardi verrebbero dalla vendita di società partecipate (direttamente o attraverso la Cassa Depositi e Prestiti), come Eni, Enel, Terna, Snam, Finmeccanica, StMicroelectronics (in parte), Poste, Ferrovie dello Stato, Rai, Inail, Sace e
Fintecna. Tutto quel che deriverebbe da queste alienazioni deve essere destinato all’abbattimento del debito e non a nuova spesa.

Per evitare gli orrori di privatizzazioni all’italiana e aumentare la trasparenza, tutto deve essere gestito costituendo fondi chiusi, omogenei al loro interno, la cui gestione dovrebbe essere poi affidata a terzi attraverso gara pubblica.

Inoltre Chiara, dobbiamo da subito agire in parallelo, riducendo la spesa dello Stato.

Anche tuo papà sa che non può permettersi di spendere più di quanto guadagna!

L’obiettivo è di ridurre la spesa dello Stato di almeno 6 punti percentuali del Pil nell’arco di 5 anni, attraverso un ripensamento della qualità della spesa, a partire dai tanti soldi letteralmente buttati al vento e preda della casta politico-burocratica e dei sussidi alle imprese improduttive, inclusi i grandi organi di informazione.

Si devono rivedere le maggiori voci di spesa, quali sanità e istruzione, non per tagliare in senso assoluto, quanto per razionalizzare e migliorare la qualità di questa stessa spesa , introducendo meccanismi veramente competitivi all’interno di quei settori.


Infine, anche il sistema pensionistico deve essere riformato, per garantire una vera equitàinter e intra-generazionale.

Ci sono tre tipi di spesa e tre rispettive modalità d’intervento.

C’è quella da tagliare del tutto, ad esempio, il finanziamento pubblico dei partiti, gran parte delle spese della politica e i finanziamenti a pioggia alle grandi imprese divoratrici di risorse pubbliche. Poi c’è quella da razionalizzare, per migliorarne la qualità ed eliminare gli sprechi come la spesa sanitaria e quella scolastica. In fine quella da riformare, come la spesa previdenziale, dove non è possibile che ci siano pensioni altissime e spesso ottenute senza
neppure aver pagato i relativi e adeguati contributi.

Si può fare Chiara, si deve FARE!

Ma tu ora riposa, oggi per te e per i tuoi genitori è un gran giorno.

Hai ricevuto in dono la vita, ora noi faremo di tutto per aumentarne la sua qualità.

Dormi piccola, domani ti racconto una storia incredibile sulla Sanità


1 commento:

  1. Una prosa toccante, ma io preferisco questa:
    http://terzapaginainfo.wordpress.com/2013/11/18/il-macello-sociale-abbia-inizio/

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